Il regno di Dio e il regno dell’umanità nell’Islam

Di’: «Invocate Allah o invocate il Compassionevole, qualunque

sia il nome con il quale Lo invocate, Egli possiede i nomi più belli. …                                                    (Corano XVII, 110)

Il regno di Allah, Al Malakut

I nomi con cui Allah ha definito se stesso nel Corano sono novantanove. Sono i “nomi più belli” (al asma’ al husna) e hanno dato origine ad una scienza coranica specifica che  ha approfondito i significati di questi termini  con i quali  Allah ha voluto rivelare  all’umanità – nella Scrittura rivelata al Profeta Muhammad attraverso l’angelo Gabriele -attributi ed azioni che gli sono propri. Al Malik o Al Mālik, è uno di questi e significa il Re, o il Possessore (di ogni cosa).

Appare nella prima breve Sura che apre il Corano (al Fatiha, per l’appunto la Aprente) che il credente recita in ognuna delle cinque preghiere giornaliere, in cui Allah è definito

Maliki yawmi-d-Din …Re del Giorno del Giudizio.( Corano I,4 )

Al Malik ha valore di attributo assoluto, poiché solo a Allah compete tale titolo. Nella visione islamica Dio è indipendente da ogni cosa e ogni cosa dipende da Lui. Malik è attributo di potenza su tutte le cose e ciò ha una rilevanza anche sociale. Solo Allah è sovrano, sul creato e quindi anche sull’umanità. A lui sono sottomessi gli animali, gli esseri inanimati. Ne consegue che gli esseri umani non debbano riconoscere sovrano o padrone al di fuori da Allah. Anche il potere sulla terra  e i regni della storia umana sono soggetti al volere di Dio.

Di’: “O Allah, Sovrano del regno, Tu dai il regno a chi vuoi e lo strappi a chi vuoi, esalti chi vuoi e umilî chi vuoi.  Il bene è nelle Tue mani, Tu sei l’Onnipotente. ( Corano III, 26).

In arabo la parola mulk significa possedere, e anche la capacità di disporre le cose.

Gli studiosi sostengono che un re è colui che governa, ma non possiede, e un proprietario è una persona che possiede, ma non ha proprietà esclusiva, mentre solo Dio è Proprietario e Re.

Il Suo Regno è la sua stessa immensità. Nel Corano si legge: “Purezza a Colui che tiene nella mano la Sovranità (malakut) su ogni cosa (XXXVI,83) . Iddio mostrò ad Abramo il malakut dei cieli e della terra, il regno superiore in cui ogni cosa viene vista provenire direttamente da Iddio: Quando Ibrahim disse ad Azar, suo padre:- Consideri gli idoli invece d’Iddio? Invero vedo te e la tua gente in errore evidente-. E così mostrammo ad Ibrahim il malakut dei cieli e della terra affinché fosse tra coloro che possiedono la certezza (Corano, VI,75).

Gli esseri umani hanno il possesso delle cose ma questo è limitato a ciò che Dio concede loro. Inoltre il loro possesso è legato alal loro condizione, allo spazio e al tempo in cui vivono, alle relazioni con gli altri. Possono possedere qualcosa ma senza utilizzarla.  A volte, possono usare qualcosa anche senza possederla.  Possediamo, utilizziamo e disponiamo di cose che non sono nostre. Quando si dice che Dio è il proprietario del Regno, significa che Egli possiede e dispone di tutte le cose;  e il  fine ultimo di ogni cosa sarà verso di Lui.  In verità, Noi facciamo vivere e facciamo morire e Noi siamo l’Erede ultimo di ogni cosa (Corano, XV,23).

Una tradizione racconta di un uomo devoto che possedeva una mandria di cammelli a cui fu chiestodi chi fossero gli animali.  Rispose: “Appartengono ad Allah, ma sono nelle mie mani” (cioè mi è stato consentito da Dio di utilizzarle). Il credente ricorda che i suoi beni appartengono a Dio e sono segni della sua misericordia. Questo concetto rimanda alla necessità per il credente di essere umile e di riconoscere la sua condizione umana, anche quando sembra detenere il potere sugli altri, poiché egli è immerso nei suoi bisogni, come ogni altro essere vivente, e la sua sovranità non è potere sugli altri ma uno stato temporaneo di cui dovrà rendere conto.  Ogni essere umano è dipendente dall’ aria dall’acqua e dal cibo per la sua sopravvivenza, necessita di riparo e ha bisogno di dormire per riposare.  Ha bisogno di altri esseri umani e di tante altre cose per la realizzazione della sua esistenza e di conseguenza, nessun essere umano, o qualsiasi altra creatura, potrà mai essere malik.

Il regno degli uomini

Per questo l’autorità dell’uomo sull’uomo deve limitarsi al governo giusto, e al rispetto della legge di Dio. Il potere che davvero hanno gli uomini, ci dicono gli esegeti, è  quello di dominare se stessi, di essere liberi da se stessi. Il Profeta Giuseppe invocò il Signore:

O mio Signore, mi hai dato qualche potere e mi hai insegnato l’interpretazione dei sogni. O Creatore dei cieli e della terra, Tu sei il mio patrono, in questa vita come nell’altra. Fammi morire musulmano e ponimi tra i devoti!”.(Corano,XII,101)

In questa invocazione Giuseppe riconosce il fatto che Dio gli ha concesso sovranità.  Si potrebbe pensare che si riferisse al potere economico,  in quanto era divenuto un ricco governatore, ma la maggior parte degli interpreti sostengono che egli si riferisse a un potere interiore, ad esempio l’autocontrollo, quando  la moglie del re di cui era ospite  tentò di sedurlo  ed egli disse: “Mi rifugio in Dio”. O ancora quando fu clemente con i suoi fratelli (che cercarono di ucciderlo in gioventù) e non cercò la vendetta.  Il controllo di se stessi è quello che il profeta Muhammad ha chiamato il grande jihad (sforzo), quello appunto rivolto al miglioramento interiore. Essere sovrani di se stessi, significa ad esempio avere un rapporto consapevole con il denaro.  Chi è schiavo del denaro  non riesce a trarne beneficio e utilizzarlo come un servizio, perché il denaro è destinato ad essere utilizzato dalle  persone e non viceversa.  Per Giuseppe la sovranità raggiunta grazie a Dio, era quella di riconoscere il giusto oltre il proprio desiderio, e di attenersi alla legge di Dio. La seconda interpretazione della sovranità  nel regno nel mondo è quella che ci dà la storia. Il nostro regno nel mondo, grande o piccolo che sia, costituisce una prova, di come noi gestiamo la sovranità che Dio ci ha dato.

Egli è Colui Che ha fatto di voi generazioni su generazioni e vi ha elevato di livello, sostituendovi gli uni sugli altri, per provarvi in quel che vi ha dato. In verità il tuo Signore è rapido al castigo, in verità è perdonatore, misericordioso. (Corano,VI,165)

La caducità del regno terreno è sempre presente nelle tradizioni che riguardano i sovrani musulmani dell’antichità. Una tradizione narra che Harun Ar-Rashid, il famoso Califfo Abbaside di cui si parla anche nelle storie delle Mille e una notte, chiese un bicchiere d’acqua, e il suo saggio visir gli chiese: “O Principe dei credenti!  Quanto pagheresti per questo bicchiere d’acqua se non potessi averlo?” “La metà del mio regno” rispose. “E quanto saresti disposto a pagare per sbarazzarti di esso (urinando) se non potessi farlo?” “La seconda metà del mio regno”, rispose.  Il Visir disse: “Allora, il tuo regno vale solo un bicchiere d’acqua!”

Di’: Allah, Sovrano della regalità, Tu dai la regalità a chi vuoi e strappi la regalità a chi vuoi; e dai il potere a chi vuoi, e umili chi vuoi. Il bene è nella Tua mano. Sì, Tu sei Onnipotente”. (Corano III,26)

Che sia una monarchia, una repubblica o altra forma di stato (il Corano non dice nulla a proposito) il potere terreno è sempre soggetto a cadere e a essere rimpiazzato da altri regni. Dell’amministrazione del potere, se sarà condotta nel nome di Dio e del rispetto del creato, sarà reso conto poiché (…) Sì, ritornano ad Allah tutte le cose. (Corano, LXII,53)

Così è intesa la realtà del giorno ultimo, o giudizio finale, questo realtivo al regno di Dio, che applicherà la sua giustizia. Due sono allora gli obblighi dei credenti: fare buon uso dei beni terreni, dati in usufrutto in qualità di vicari del  Re (khalifatu Allah), condizione di ogni essere umano a partire da Adamo; e il controllo, la sovranità su se stessi, per seguire la via di Dio. Di entrambi si renderà conto nel giudizio finale. Chi detiene il potere, di qualsiasi tipo, deve esercitarlo entro i limiti del regno di Allah. Pertanto il suo compito è arduo, poiché uno dei doveri più difficili sulla terra è quello di saper governare con equità e giustizia, senza lasciarsi corrompere da un potere che troppe volte tenta l’essere umano trascinandolo nella negatività e arrecando lutti e dolori. Importante è anche la considerazione che solo Dio è il Re della vita e della morte: In verità a Noi appartengono l’altra vita e questa vita. (Corano,XCII,13)

Lo stesso profeta Muhammad non volle mai essere chiamato re, anche quando, dopo l’emigrazione a Medina la comunità dei musulmani si organizzò come un piccolo stato, Muhammad fu un capo politico, mai un sovrano. Racconta un hadith (detto):

Una volta andò dal Profeta un uomo, che tremava temendo che avrebbe incontrato un re,  allora il Profeta gli disse: “Tranquillizzati, io non sono un re. Sono il figlio di una donna dei Quraysh (la tribù meccana alla quale apparteneva il Profeta), che mangiava carne essiccata.

Alla sua morte, la rivelazione cessò per sempre, e i suoi successori, scelti dalla comunità furono vicari del suo ruolo politico, e non religioso. Venne eletto khalifa (califfo, successore) Abu Bakr, che si rivolse alla comunità con queste parole:

Giuro su Dio che non ho mai sognato questa carica né di giorno né di notte, né ho mai avuto per essa qualche inclinazione. Voi avete posto sulle mie spalle un compito molto gravoso il cui compimento è al di là delle mie forze, a meno che l’Onnipotente non venga in mio soccorso. Sono stato eletto vostro capo anche se non sono il migliore tra voi. Aiutatemi se sarò nel giusto, correggetemi se sbaglierò. I deboli tra voi, saranno forti con me, finché non avranno ottenuto i loro diritti; i forti tra voi saranno deboli con me finché non avrò ottenuto da loro ciò che è dovuto. Obbeditemi finché obbedirò a Iddio e al suo Profeta. Quando dovessi disobbedire a lui o al suo Profeta, allora non obbeditemi più”.

Marisa Iannucci


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